Il tasto “Snooze” sull’iPhone è probabilmente uno dei più utilizzati nel mondo, ma c’è un dettaglio che quasi sicuramente nessuno ha notato
Siamo tutti concordi che la sveglia sia un’invenzione eccezionale che è diventata insostituibile in qualsiasi latitudine del mondo. Da quando le nostre giornate sono scandite da orari prefissati – esigenza nata in periodo industriale, dunque nell’era moderna – non possiamo permetterci il lusso di svegliarci quando ci sentiamo perfettamente riposati.
Spesso infatti bisogna anticipare di gran lunga l’orario di inizio delle attività quotidiane per avere il tempo di prepararsi, dare una rassettata veloce alla casa e raggiungere il luogo di lavoro o di studio. Questo perché non tutti hanno la fortuna di poter raggiungere a piedi e in pochi minuti il luogo in cui si devono recare e dunque bisogna calcolare i tempi tecnici della strada e quelli relativi al traffico cittadino.
L’orario va anticipato ulteriormente se si ha la buona abitudine di svolgere dell’attività fisica mattutina, pratica che ci mette sulla giusta rotta e che ci permette di sentirci in forma e maggiormente preparati a quello che ci aspetta, ma che per forza di cose va effettuata all’alba e in questo periodo dell’anno quando ancora c’è poca luce.
Una routine fissa e salutare può aiutarci a svegliarci sempre allo stesso orario, ma può capitare che un giorno ci si senta più stanchi e si abbia la necessità di rimanere a letto più a lungo e dunque di non rendersi conto che si è fatto tardi. Ecco che qui interviene la sveglia, dandoci un segnale inequivocabile che è giunto il momento di mettere piede fuori dal letto.
Il suono della sveglia può essere traumatico al mattino, specialmente in quei giorni in cui si sta provando un piacevole conforto tra le lenzuola ed il tepore del nostro giaciglio ci invita a prolungare quella splendida relazione di complicità che s’instaura con il nostro letto. Tale sensazione è fortissima in inverno, quando l’idea di abbandonare quel posto sicuro ci ricorda il trauma dell’aver abbandonato il grembo materno.
Così è quasi automatico muovere il braccio in direzione del nostro telefono (ormai le sveglie tradizionali sono oggetti di antiquariato) allo scopo di riuscire a posticipare la sveglia senza nemmeno aprire gli occhi. Si è consapevoli che si tratta solo di una tregua e che dopo 5-10 minuti arriverà nuovamente l’allerta che ci intima di lasciare il letto.
L’intervallo di tempo tra un allarme e un altro è solitamente personalizzabile, ma questo non vale per chi possiede un iPhone. Tutti i dispositivi Apple, infatti, hanno la funzione “Snooze” lockata a 9 minuti. Nella confusione tipica del risveglio probabilmente non ci avete mai fatto caso, ma se provate a cambiare il tempo di posticipazione della sveglia vi renderete conto che non si può fare.
Per quale motivo fare una scelta del genere? La ragione risiede nella storia del tasto adibito a posticipare la sveglia. La sveglia Snooz-Alarm, la prima a presentare questa rivoluzionaria caratteristica, è stata prodotta da General Electric-Telechron e commercializzata nel 1956.
Pare che in fase di progettazione la volontà era quella di impostare la funzione su un lasso di tempo di 10 minuti, ma che questo causasse problemi al funzionamento degli ingranaggi. Così venne deciso di impostare il lasso di tempo su 9 minuti e da quel momento è divenuto lo standard.
Apple dunque decise di rispettare quella che ormai era una tradizione scegliendo di impedire ai propri utenti la modifica dello snooze. Ovviamente si può ovviare a questo blocco utilizzando un’applicazione di terze parti che faccia da sveglia al posto di quella proprietaria, ma rispettare questa decisione ha un ché di romantico.
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